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Idonei Concorsi Pnrr Perché la misura degli “idonei” è inefficace e inapplicabile

Il Ministero dell’Istruzione, nel tentativo di tamponare le gravi carenze di organico che affliggono le scuole italiane, ha previsto – secondo quanto emerge da una bozza di decreto – l’inserimento nelle graduatorie di merito di una quota di candidati idonei non vincitori dei concorsi PNRR 1 e 2. La misura, già presentata come una risposta “flessibile” alla cronica scopertura delle cattedre in regioni come Lombardia e Piemonte, si rivela però a un’analisi più attenta non solo scarsamente efficace, ma anche tecnicamente e giuridicamente discutibile.
Dal punto di vista pratico, la norma sembra pensata più per offrire una promessa a basso costo che per risolvere davvero il problema delle cattedre vacanti. I vincoli di legge – tra cui il limite del 30% e l’utilizzo subordinato all’esaurimento delle altre graduatorie – rendono l’impatto della misura estremamente limitato.
Il rischio è di creare aspettative nei confronti di migliaia di candidati che, pur inseriti negli elenchi, difficilmente arriveranno mai alla firma di un contratto. Si ripropone, insomma, il vecchio vizio italiano di creare “code” di precariato istituzionalizzato, spacciato per opportunità.
Il nuovo elenco regionale – che dovrebbe entrare in funzione solo nel 2026/2027 – si propone come una “rete di sicurezza” per eventuali esaurimenti delle graduatorie ordinarie. Ma in realtà, l’esperienza ci insegna che le difficoltà nell’attrarre personale non derivano dalla scarsità di candidati, ma dalla scarsità di attrattività del lavoro docente in certe aree del Paese.
I problemi strutturali – stipendi bassi, scarsa mobilità, costi della vita, burocrazia esasperante – non si risolvono certo con una misura burocratica come questa. E anzi, la previsione della decadenza automatica per mancata firma entro cinque giorni rischia di penalizzare ulteriormente i docenti, spesso costretti a scegliere tra contratti a scatola chiusa, senza informazioni dettagliate sulla sede o sulle condizioni.
L’inserimento degli idonei nei concorsi PNRR si configura come una soluzione semplicistica a una crisi strutturale del reclutamento. Serve ben altro: un serio piano di investimenti sulla professione docente, una revisione complessiva delle modalità di selezione, un sistema di reclutamento realmente attrattivo e sostenibile nel tempo.
Invece di moltiplicare le scorciatoie normative, sarebbe il caso di prendere atto che il problema non sta nei meccanismi concorsuali in sé, ma nella desertificazione professionale causata da decenni di disinteresse politico verso la scuola.
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