NOTIZIE - PERSONALE SCUOLA DOCENTI E ATA
Un Operatore Scolastico in ogni Scuola Le ultime decisioni del Ministero

Con l’obiettivo dichiarato di potenziare l’organizzazione scolastica e garantire maggiore supporto, in particolare agli studenti con disabilità, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha annunciato l’introduzione stabile della figura dell’operatore scolastico in ogni plesso a partire dal 2025/2026.
Si tratta di una riforma strutturale che prevede la trasformazione di 42.110 posti attualmente occupati da collaboratori scolastici in posti destinati al nuovo profilo di “operatore scolastico”, con funzioni più qualificate, seppur non specialistiche, che comprendono:
- l’assistenza di base agli alunni con disabilità,
- il supporto tecnico e organizzativo,
- mansioni più articolate di vigilanza e cura degli ambienti scolastici.
Un passo avanti nell’organizzazione o una selezione chiusa?
Secondo il Ministero, la nuova figura rientra nella logica di una maggiore professionalizzazione del personale ATA. Tuttavia, la modalità di accesso ha suscitato forti perplessità.
Infatti, l’accesso sarà riservato esclusivamente al personale interno, tramite mobilità verticale, lasciando di fatto esclusi tutti coloro che aspirano a entrare nel mondo scolastico dall’esterno.
Per partecipare alle candidature disponibili per Operatore Scolastico, i collaboratori scolastici dovranno dimostrare:
- almeno 5 anni di servizio e il possesso di una qualifica professionale coerente nell’area socio sanitaria;
- oppure 10 anni di servizio con il solo diploma di scuola secondaria di primo grado.
La protesta degli aspiranti esterni: “Una porta chiusa”
Questa scelta ha generato malcontento tra i candidati esterni, molti dei quali hanno investito tempo e risorse per conseguire titoli specifici o seguire corsi riconosciuti, convinti che prima o poi avrebbero potuto accedere al mondo ATA. Con la nuova impostazione, la figura dell’operatore scolastico non sarà accessibile tramite convocazione esterna, né sembrano al momento previste forme alternative d’ingresso per chi è fuori dal sistema scolastico.
Risorse e tagli: luci e ombre
Sul fronte economico, l’operazione prevede uno stanziamento complessivo di 25 milioni di euro, con un incremento medio lordo di circa 400 euro annui per chi passerà al nuovo profilo.
Un adeguamento insufficiente soprattutto in rapporto alle nuove mansioni richieste.
A preoccupare ulteriormente è il taglio di 2.174 posti di collaboratore scolastico, previsto dalla Legge di Bilancio, che potrebbe creare squilibri nei plessi con maggiore fabbisogno di personale e rendere più complicato il ricambio generazionale del personale ATA.
Conclusione: una riforma da rivedere?
L’introduzione dell’operatore scolastico rappresenta, senza dubbio, un passo in avanti nella razionalizzazione dei ruoli e nella tutela dell’inclusione. Tuttavia, le modalità selettive chiuse rischiano di escludere una platea ampia e qualificata di aspiranti esterni, tradendo i principi di equità e trasparenza dell’accesso alla Pubblica Amministrazione.
Il Ministero sarà chiamato, nei prossimi mesi, a trovare un equilibrio tra le esigenze di continuità interna e il diritto di accesso di nuovi candidati.
Perché una scuola davvero inclusiva, lo è anche nelle sue modalità di reclutamento.
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