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La beffa dei laureati senza i 24 Cfu Non potranno partecipare al nuovo concorso
Negli ultimi anni, il mondo dell'istruzione e delle abilitazioni all'insegnamento è stato caratterizzato da cambiamenti normativi e da una crescente incertezza tra i giovani laureati. Uno dei temi che ha suscitato maggior dibattito e indignazione è la questione dei 24 CFU (Crediti Formativi Universitari) richiesti per l'accesso ai concorsi per l’insegnamento. Con il nuovo concorso docenti in fase di pubblicazione molti laureati si troveranno esclusi a causa della mancanza di questi crediti, creando quella che è stata definita una vera e propria "beffa".
Nel 2017, con il decreto legislativo 59/2017, era stata introdotta la necessità per i candidati ai concorsi per l’insegnamento di ottenere 24 CFU in ambito antropo-psico-pedagogico e nelle metodologie e tecnologie didattiche. Questi crediti erano destinati a fornire una formazione base in discipline utili all’insegnamento, come pedagogia, psicologia dell'apprendimento, didattica generale e specifica. Tale requisito si era aggiunto alla laurea, già necessaria per poter accedere alla carriera di docente nelle scuole secondarie.
Il 2024 ha segnato un punto di svolta nel percorso concorsuale e per il conseguimento dell’abilitazione all’insegnamento. Infatti, è stato stabilito che chi non possiede i 24 CFU non potrà partecipare al nuovo concorso. Ciò ha colto molti laureati di sorpresa, soprattutto coloro che hanno conseguito la laurea dopo dell’abolizione dei 24 Cfu (che risale al 31 ottobre 2022).
Per molti, questa nuova normativa appare come una vera e propria beffa. Da una parte, si ritrovano ad aver conseguito titoli accademici validi e riconosciuti, ma dall'altra non possono accedere al concorso per l'insegnamento perché non in possesso di un requisito aggiuntivo imposto a posteriori. Questo non solo pone un ostacolo immediato al loro ingresso nel mondo del lavoro, ma mette anche in discussione il valore della formazione universitaria stessa, che non appare più sufficiente per accedere alla professione docente.
La "beffa" dei laureati senza i 24 CFU non riguarda solo la loro esclusione dal concorso, ma solleva interrogativi più profondi su come si dovrebbe gestire il futuro della formazione e dell’accesso all’insegnamento nel nostro Paese.
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