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RIFORMA DELLE CLASSI DI CONCORSO: LA REVISIONE NE CANCELLA 39, SI TRATTA DI UN MEGA ACCORPAMENTO
La certezza dell'arrivo e dell'approvazione è arrivata stamani dopo un incontro tra Matteo Renzi e Stefania Giannini. Con gli interventi fatti a viale Trastevere, le classi di concorso vengono rese coerenti con gli indirizzi di studio introdotti dalla riforma delle Superiori e adeguate ai titoli universitari dell'attuale ordinamento. Le attuali risalgono infatti al '99, precedenti dunque alle lauree 3+2 e anche alla riforma Gelmini che ha varato nuovi licei come il coreutico-musicale e sfoltito gli indirizzi degli istituti tecnici. Questa piccola rivoluzione è attesa da tanti docenti: da quelli già assunti a tempo indeterminato che diventeranno ex lege titolari della nuova classe risultante dall'accorpamento e per i quali si aprono nuove opportunità di insegnamento, ma soprattutto dagli insegnanti abilitati che si accingono a partecipare al concorso a cattedra che sarà bandito nei primi giorni di febbraio. Con il nuovo regolamento vengono accorpate e semplificate le classi di concorso esistenti che passano da 168 a 116 (vengono unificate, ad esempio, elettronica ed elettrotecnica mentre sotto la voce tecnologie e tecniche della comunicazione vengono raggruppate sei delle classi attualmente in vigore). Vengono quindi introdotte 13 nuove classi di concorso: 11 per l'insegnamento nella scuola secondaria di primo e secondo grado fra cui la classe A-23, Lingua italiana per i discenti di lingua straniera ((il cosiddetto Italiano lingua due di cui la legge 107 sulla Buona Scuola prevede il potenziamento) e alcune classi relative appunto ai nuovi indirizzi della scuola di secondo grado come quello musicale e coreutico; altre due riguardano posti di insegnante di materie tecnico-pratiche. L'adeguamento delle classi di concorso ai nuovi ordinamenti universitari consentirà ad alcune categorie di laureati finora escluse dall'insegnamento di materie coerenti con il loro piano di studi di accedere agli specifici percorsi abilitanti. I laureati in Scienze politiche, ad esempio, potranno insegnare discipline giuridiche ed economiche (a patto che possano vantare almeno 96 crediti universitari nel settore scientifico disciplinare di riferimento). La riforma delle classi di concorso, ancor prima di vedere la luce, è comunque già accompagnata da qualche polemica. Rendere intercambiabile il personale, all'occorrenza, su discipline affini diventa una chance offerta ai dirigenti scolastici per coprire i posti vacanti, ma - fanno notare addetti ai lavori - c'è il rischio di un annacquamento delle competenze, soprattutto per le materie tecnico-scientifiche. Resta il fatto che con il disco verde alla riforma delle classi di concorso di fatto si sblocca il concorso per reclutare oltre 63.000 insegnanti. Il Consiglio superiore della pubblica istruzione ha già ricevuto da alcuni giorni i decreti sulle prove di esame, sulla formazione delle commissioni giudicatrici e anche sulla costituzione degli ambiti disciplinari (necessari per elaborare le prove); 15 giorni a disposizione per esprimere il proprio parere (non vincolante). Prossimo step i bandi dell'atteso concorso. (ANSA).